L’ immagine è sempre la stessa, da una generazione all’ altra, trasversale a censo, età, lavoro: mamma e papà (o almeno uno dei due) con un paio di marmocchi allegramente vocianti e masticanti davanti a tazze che fumano e vassoi che traboccano dolcezze. Così illustrano la colazione i pubblicitari, da mezzo secolo in qua. Non vi ci riconoscete? Normale. Perché il vero lusso del terzo millennio non è il denaro, ma il tempo. Anche a colazione. Abbiamo le materie prime più buone del mondo (almeno sulla carta): caffè tostato alla perfezione, frutta per tutte le stagioni, latticini golosi, pani di ogni tipo. E in quanto a pasticcini e biscotti, vantiamo oltre duemila anni di pratica (nel De Agricoltura Marco Catone dà la ricetta dei Suavillum, a base di farina, uova, miele e semi di papavero). Insomma, la “famigliola-Mulino Bianco” dovrebbe essere lo specchio fedele dei nostri risvegli quotidiani. Eppure, più che la brioche, poté la fretta. L’ ultima ricerca dell’ Eurisko, infatti, rivela che il 92 per cento degli italiani comincia la giornata facendo colazione. Ma di questi, quasi l’ 80 per cento le dedica non più di undici minuti: un caffè e poco d’ altro. «Più o meno, è come mettere le dita nella presa della corrente per svegliarsi», commenta rassegnato il nutrizionista milanese Vanni Zacchi.
Che spiega come il primo pasto della giornata dovrebbe essere ricco, vario, digeribile, e soprattutto consumato con tranquillità, per evitare di partire con il piede sbagliato (e stressato). Da dove cominciamo? Dal cappuccino, stolto assemblaggio di grassi e alcaloidi, che affatica stomaco e fegato, o dalla brioche farcita, ovvero farina raffinata, burro (quando va bene) e crema/marmellata ben zuccherata? La colazione più amata al bar è un disastro annunciato. Non che a casa le cose vadano molto meglio. Perché sul tavolo frettolosamente apparecchiato in cucina, i due alimenti a cui è più comune attingere sono la biscottiera e la scatola dei corn flakes, appena messi sotto accusa dai medici inglesi perché super raffinati e iperzuccherati.
E come se non bastasse, più di mezza Italia rinuncia alla colazione familiare, sostituendo il rito collettivo con una frettolosa pratica solitaria. E dire che quando andiamo all’ estero siamo bravissimi: scopriamo la sana pratica alimentare del musli con lo yogurt, oppure ci lasciamo tentare dalla via del sale: uova strapazzate, pancetta croccante, pane nero. Sarà che il viaggio ci fa sentire cittadini del mondo, o semplicemente che smettiamo per qualche giorno l’ abito di homo sedentarius. Ma la piccola rivoluzione del breakfast si esaurisce regolarmente al rientro: caffè e biscotti hanno di nuovo il sopravvento, anche perché le colazioni salutiste ci vengono raccontate come noiose e per nulla goderecce. A meno che~. «A meno che impariamo a variarle», suggerisce il dottor Zacchi, convinto com’ è di dover insegnare ai pazienti soprattutto la qualità degli alimenti, più del conteggio calorico.
E allora, via libera al formaggio fresco, al pane ai cereali perfino con un poco di burro e marmellata (ce n’ è di strepitose con risicatissime aggiunte di zucchero, chiedere referenze ai cultori delle confetture Agrimontana e Caffè Sicilia), oppure lo yogurt frullato insieme a un frutto e arricchito di semi misti, dal lino alla zucca. I più arditi non si negheranno un paio di fette di bresaola addentate a mo’ di sandwich con il pane nero spalmato di formaggio caprino fresco, accompagnate da una spremuta “corretta limone”, che è un alcalinizzante a dispetto delle apparenze, e quindi bilancia l’ acidità dell’ arancia. Ma soprattutto, il segreto è godersela, la colazione. Anche a costo di alzarsi un quarto d’ ora in anticipo sull’ orario abituale.
Tanto, nessuno controllerà l’ eleganza della tavola, né vi obbligherà a sorridere mentre precipitate le tazze nell’ acquaio impugnando lo spazzolino da denti.
Data: 20.02.2005
Autore: Licia Granello per Repubblica
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